
Emergenza in mare, attenzione a questi 4 pesci “alieni” - lunam.it
L’Ispra e il Cnr lanciano l’allerta per quattro specie aliene pericolose nei mari italiani: rischi per la biodiversità, la pesca e la salute umana.
Quattro specie aliene invasive stanno modificando gli equilibri del Mediterraneo, con effetti crescenti sulla biodiversità e rischi non trascurabili per la salute pubblica. A lanciare l’allarme sono Ispra e Cnr-Irbim, che avviano la nuova campagna “Attenti a quei 4” per invitare pescatori, sub, bagnanti e cittadini a riconoscere questi pesci e a segnalarne la presenza con foto e video, contribuendo al monitoraggio scientifico attraverso una piattaforma online.
Quattro specie tropicali che stanno cambiando il Mediterraneo
La prima specie da tenere d’occhio è il pesce scorpione (Pterois miles), arrivato dal Canale di Suez e individuato per la prima volta in Italia nel 2016. Fino a marzo 2025, le segnalazioni superano quota 1.800, con una concentrazione rilevante nel Mar Ionio. Dotato di spine velenose, questo pesce può causare punture dolorose anche a distanza di ore dalla morte dell’animale. Nonostante sia tecnicamente commestibile, la sua manipolazione comporta seri rischi, specialmente per chi lo maneggia senza protezioni adeguate.

Segue il pesce palla maculato (Lagocephalus sceleratus), visivamente riconoscibile per le macchie scure su un dorso grigio-argento. Presente nei nostri mari dal 2013, rappresenta un pericolo concreto: produce una neurotossina letale, che non si neutralizza nemmeno con la cottura. Inoltre, la potente dentatura può infliggere morsi violenti. Le autorità sanitarie lo classificano come non commestibile e potenzialmente letale se ingerito, anche in piccole quantità.
Completano la lista due pesci coniglio: il Siganus luridus (scuro) e il Siganus rivulatus (striato), specie erbivore che si sono diffuse lungo le coste italiane rispettivamente dal 2003 e dal 2015. Non sono tossici, ma le loro spine possono comunque ferire chi li pesca o li tocca. Il vero problema, però, è ecologico: si nutrono in modo aggressivo di alghe e piante marine, modificando gli habitat bentonici e riducendo la disponibilità di risorse per altre specie autoctone.
Riconoscere, documentare e segnalare: le nuove regole per difendere i nostri mari
La campagna dell’Ispra e del Cnr non si limita a diffondere informazioni: mira a coinvolgere i cittadini in un processo di osservazione attiva, un modello di citizen science che può rivelarsi cruciale per contenere il fenomeno. È stata attivata una piattaforma web dedicata in cui è possibile caricare immagini e video degli avvistamenti, specificando luogo, data e condizioni ambientali.
La presenza di queste specie è favorita da rotte commerciali sempre più trafficate e dal riscaldamento delle acque, che consente a pesci originari di mari tropicali di sopravvivere e proliferare anche nel Mediterraneo. L’allerta riguarda in particolare le coste ioniche e quelle del basso Tirreno, ma non si escludono migrazioni verso aree più settentrionali nel corso dell’estate.
L’impatto non è solo ambientale: c’è una ricaduta concreta sulla pesca locale, sulla sicurezza dei bagnanti e sulla salute di chi consuma prodotti ittici. Il pesce palla, ad esempio, è stato già intercettato in alcuni mercati del pesce in Grecia, provocando intossicazioni gravi. L’Unione Europea ha chiesto ai paesi membri di rafforzare le misure di controllo e monitoraggio sulle specie esotiche, inserendole in elenchi di sorveglianza attiva.
Per evitare rischi, non si devono toccare direttamente questi esemplari. Chi ne avvista uno, può documentarlo da lontano e caricare la segnalazione online. La raccolta di dati affidabili è la prima difesa contro un problema in crescita, che non riguarda solo gli addetti ai lavori, ma coinvolge chiunque frequenti il mare, anche solo per svago.